“Dopo
alcune verifiche sembra che l’azienda fosse completamente sconosciuta all’Inps”,
la denuncia della Cgil di Barletta – Andria – Trani.
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“Quella
che è stata colpita è la parte più debole della società: donne che pur di
portare a casa pochi euro all’ora sono disposte a lavorare per intere giornate
a nero, in assenza di diritti e di sicurezza”. Così il segretario generale
della Cgil Bat, Luigi Antonucci, dopo la tragedia nella quale sono morte
quattro operaie sepolte dalle macerie nel crollo della palazzina di via Roma.
“Abbiamo fatto delle verifiche – prosegue Antonucci – e dalle nostre ricerche
sembra che le donne lavorassero in nero e che l’azienda fosse completamente
sconosciuta all’Inps. Purtroppo molte sono le lavoratrici che accettano
situazioni analoghe perché guadagnare pochi euro al giorno serve comunque per
mandare avanti la famiglia e per prendersi cura dei propri figli”.
Situazioni
come quella del laboratorio di via Roma, a Barletta, sono sovrapponibili a
tante altre realtà esistenti in zona. “Con la crisi del tessile – abbigliamento
– calzaturiero, settore un tempo trainante dell’economia locale, molte grandi
aziende – dice Antonucci – hanno chiuso i battenti, sono rimaste solo tante
piccole attività sconosciute all’Inps. Si tratta molto spesso di realtà a
conduzione familiare e ubicate nei posti più impensabili: sottani, scantinati o
locali a piano terra in edifici antichi, proprio come quello di via Roma.
Conosciamo le lavoratrici del settore solo quando, una volta licenziate,
vengono da noi a chiederci aiuto. Spesso ci raccontano di lavorare in
condizioni difficili e quasi sempre in nero. Più le realtà sono piccole e più
riescono a nascondersi e a sfuggire ai controlli”.
“In
questo momento il nostro pensiero – aggiunge Antonucci – va innanzitutto ai
familiari delle vittime e ai residenti dello stabile che da un giorno all’altro
hanno perso la casa, ma non possiamo non ricordare il lavoro dei soccorritori e
di quanti per ore non si sono risparmiati continuando a scavare tra le macerie.
Ora sarà la magistratura a chiarire le cause del crollo e le responsabilità di
questa tragedia annunciata. Si tratta ancora di morti bianche che avvengono sul
nostro territorio, che ci addolorano da un lato e che ci riempiono di rabbia
dall’altro perché morire oggi sul lavoro non è una fatalità ma il frutto di
leggi non rispettate. Noi della Cgil spesso ci troviamo a denunciare carenze in
materia di sicurezza, quasi sempre non veniamo ascoltati. Le
uniche cose che ci chiediamo in questo momento sono: perché un maglificio
ancora oggi è situato in pieno centro abitato, al pian terreno di una palazzina
pericolante? I locali erano idonei per ospitare il laboratorio? Quante altre
situazioni analoghe ci sono a Barletta e in tanti altri centri della nuova
provincia? E soprattutto, è possibile che si accendano i riflettori sulla piaga
del lavoro nero e della mancanza di sicurezza solo quando viene versato del
sangue innocente? Speriamo – conclude Antonucci – di poter trovare risposte a
queste domande, solo così forse altre tragedie potranno essere evitate”.
Ufficio Stampa CGIL BAT
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