In corteo oltre un migliaio di
lavoratori, giovani precari, pensionati e cassintegrati. Il segretario generale
Cgil Puglia, Gianni Forte: “Servono risorse per gli ammortizzatori sociali, la
vera emergenza”.
Grande mobilitazione dei
lavoratori di tutti i settori della provincia di Barletta – Andria – Trani,
erano oltre un migliaio in corteo ed hanno dato vita alla manifestazione
organizzata dalla Cgil: “Il lavoro prima di tutto!”. Dietro i numeri, le storie
di centinaia di cassintegrati e dipendenti in mobilità, la rabbia di chi ha
perso il lavoro o di chi ne vorrebbe uno, dei pensionati e dei precari. Sul
palco in viale Crispi, dove si è concluso il corteo partito da un luogo simbolo
della città, piazza Giuseppe Di Vittorio, a prendere la parola due donne: la
prima ha raccontato di essersi ritrovata da un giorno all’altro senza lavoro perché
ha deciso di “non abbassare la testa” e poi la storia di una mamma costretta a
dire sempre più spesso “no” ai suoi figli perché “soldi non ce ne sono”.
Dal palco, davanti ad una strada
inondata da bandiere rosse, palloncini e striscioni, ad aprire gli interventi
il segretario generale Flai Cgil, Felice Pelagio che ha subito ricordato la
manifestazione del 14 novembre del 2012 organizzata contro i tagli. “Oggi – ha
spiegato Pelagio – siamo di nuovo in piazza per mettere al centro questioni di
grande importanza: il lavoro e l’occupazione che rappresentano le basi per lo
sviluppo e la crescita. Nella nostra provincia tanti settori sono in difficoltà
a partire dall’edilizia ormai in ginocchio. Sino a 15 anni fa il tessuto
produttivo del territorio era rappresentato da eccellenze, oggi lo scenario è
desolante: molte aziende sono ferme, altre hanno chiuso e centinaia sono in
cassa integrazione. Ciò vuol dire che per migliaia di lavoratori non c’è futuro
se non si costruiscono le condizioni per lasciarsi alle spalle questa crisi che
sta fagocitando tutto”.
“Fino a questo momento siamo
riusciti a fare da cuscinetto tra le pressanti richieste dei lavoratori e le
possibili risposte offerte dalle istituzioni. La grave situazione sta portando
le persone ad auto organizzarsi al fine di scavalcare il ruolo delle
organizzazioni sindacali, per questo abbiamo chiesto nei giorni scorsi con una
lettera aperta l’intervento delle istituzioni perché ora i lavoratori non
possono più essere lasciati soli. Chiediamo – ha aggiunto Luigi Antonucci,
segretario generale Cgil Bat – alle forze politiche che si apprestano a guidare
il nostro Paese di non attardarsi nell’affrontare emergenze come l’occupazione
e lo sviluppo. Non c’è più tempo da perdere perché il lavoro deve essere
garantito a tutti, il lavoro è come l’aria e se manca ti sembra di soffocare”.
Alla fine di una grande mattinata
di protesta, alla quale hanno partecipato sindaci, rappresentanti della
provincia e l’assessore al lavoro della Regione Puglia, Leo Caroli, è il
segretario generale Cgil Puglia, Gianni Forte a parlare: “Non solo si è tolto
ai padri ma ai figli non è stato dato niente, anzi si è strappato ai giovani il
futuro, i ragazzi oggi sono disperati perché alla ricerca di un lavoro che non
c’è. E senza lavoro non si può costruire niente. Le famiglie sono sempre più a
rischio povertà, la causa è la mancanza di occupazione ma non solo, è lo Stato
che non interviene per garantire a chi perde il lavoro un minimo di
sostentamento. Quello che è avvenuto nelle ultime settimane è gravissimo: si
sono sottratte risorse per i lavoratori che senza gli ammortizzatori sociali in
deroga sono ridotti alla fame. Così non si consente alla persone di vivere”.
E poi le richieste al prossimo
Esecutivo: “Abbiamo bisogno di un Governo che parta dalle emergenze e che
indichi la strada dando delle risposte, innanzitutto il rifinanziamento degli
ammortizzatori sociali, la vera emergenza in questo momento. Non è denaro
sprecato ma un investimento sulla coesione sociale. Un’altra esigenza
fondamentale è quella di dare la possibilità ai sindaci di spendere i soldi che
hanno nelle casse dei comuni svincolandoli dal patto di stabilità. Al Governo
chiediamo, inoltre, di rivedere i criteri pensionistici, non si può smettere di
lavorare a 67 anni: così non solo non si lascia spazio ai giovani ma non si dà
la possibilità a nessuno di arrivare alla pensione perché chi lavora in un
cantiere edile non può aspettare quell’età per scendere dai ponteggi”.
Ufficio Stampa CGIL BAT
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